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Con oltre 8 milioni di persone bisognose di assistenza umanitaria, oltre 3 milioni di sfollati interni al paese e 15.000 morti dall’inizio del 2014, l’Iraq affronta una delle peggiori crisi internazionali di sempre

Dall’inizio della crisi sino a luglio scorso, il numero di IDP in Iraq ha superato i 3 milioni di individui, di cui circa 1.300.000 sarebbero bambini. La regione curda continuerebbe, secondo le stime, ad ospitarne la piu’ gran parte, circa il 40%, mentre il resto sarebbe principalmente suddiviso tra i Governatorati di Anbar, Baghdad, Kirkuk.

Nelle aree del Paese in cui esercita il controllo, Dae’sh commette gravi violazioni del diritto umanitario internazionale e dei diritti umani. Vi figurano l’uccisione sistematica di civili, ivi comprese donne e bambini, i rapimenti, gli stupri e l’assoggettamento di ragazze e bambini in schiavi sessuali, il reclutamento di bambini soldato, molti dei quali sarebbero prelevati dalle loro case e condotti in campi di addestramento in Siria; la continuazione della distruzione di luoghi di culto e siti culturali di particolare rilevanza. Tristemente, come testimoniato anche nell’ultimo rapporto delle Nazioni Unite sulla Protezione dei Civili nel Conflitto (luglio 2015) i membri delle minoranze etniche e religiose dell’Iraq sono l’oggetto di un deliberato disegno finalizzato alla loro distruzione, soppressione o espulsione dalle aree sotto il controllo delle milizie jihadiste.

Molte sono state, e sono tutt’oggi, anche le atrocita’ ed i crimini di guerra commessi dai miliziani di Dae’sh contro le Forze armate irachene. Lo scorso anno si e’ infatti verificata una delle piu’ drammatiche vicende dall’inizio del conflitto nel 2014, i cui risvolti non sono ancora emersi alla luce nella loro interezza. Si tratta del massacro di Camp Speicher, nei pressi di Tikrit, perpetrato nel giugno dello scorso anno. Il summenzionato rapporto, basandosi sulle interviste di 12 sopravvissuti, descrive a tal proposito come oltre 1.700 soldati iracheni, in gran parte sciiti, siano stati catturati dai terroristi dopo che gli ufficiali dell’esercito iracheno avevano dichiarato la resa, ed ordinato ai militari di abbandonare il campo. Condotti in un’area in cui delle fosse erano state scavate in precedenza con delle ruspe, molti di essi vi hanno trovato la morte; altri loro compagni sarebbero invece stati decapitati e gettati nel Tigri. 

La Comunita’ internazionale, le organizzazioni internazionali umanitarie e le organizzazioni non governative uniscono i loro sforzi per affiancare il Governo iracheno nel difficile compito di fare fronte alla crisi. 

L’Italia e’ in prima linea nello sforzo per alleviare la difficile situazione umanitaria dell’Iraq: l’anno scorso e’ stato allestito un ponte umanitario d’emergenza attraverso sei voli militari che hanno trasportato derrate alimentari e materiale di prima necessita’ a seguito delle prime ondate di sfollati nel Kurdistan iracheno. Il Ministero degli Esteri e della Cooperazione Internazionale ha assegnato complessivamente 2,7 milioni di Euro per affrontare l’emergenza umanitaria che interessa il Kurdistan iracheno, finanziamenti in parte gia’ impiegati grazie all’opera di ONG italiane operanti sul territorio.  I settori su cui l’intervento si sta focalizzando sono prioritariamente quelli dell’istruzione e della sanita’. Tra un mese, una nuova tranche dei fondi stanziati verra’ assegnata alle ONG che parteciperanno al bando di gara dell’autunno 2015, attraverso una procedura di selezione condotta dall’Ambasciata a Baghdad.

Oltre al canale bilaterale, l’Italia finanzia le Agenzie dell’ONU che operano nel paese. Tra i vari finanziamenti sul canale multilaterale, il Ministero degli Esteri e della Cooperazione Internazionale ha da ultimo assegnato 500.000 Euro a UNICEF per un programma riguardante l’assistenza e il sostegno psico-sociale delle donne minori vittime di violenza ed appartenenti a minoranze religiose , 500.000 Euro a UNHCR per favorire la costruzione di un campo sfollati in Kurdistan, 300.000 euro ad UNESCO per un programma sulla salvaguardia del patrimonio culturale ed archeologico sotto il controllo di Dae’sh.

Gia’ nello scorso aprile, le Nazioni Unite avevano lanciato un segnale relativo alla difficolta’ di tenere aperti tutti i programmi di aiuto esistenti in mancanza di uno sforzo di finanziamento adeguato da parte degli Stati dell’ONU. Mentre il numero complessivo si sfollati non fa che aumentare, come era stato preannunciato, da luglio 2015 circa l’80% delle cliniche di emergenza gestite da ONU e World Health Organization in Iraq hanno cessato di essere operative, per mancanza di fondi.