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Iraq e petrolio

Secondo le conclusioni dell’ultimo “Oil Market Report” dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), dopo la caduta del prezzo del greggio registrata nel 2015 e all’inizio di quest’anno, il mercato del petrolio sembra aver raggiunto un nuovo equilibrio. Di fatto, gli analisti avevano previsto per il primo semestre del 2016 un progressivo ribilanciamento del mercato internazionale del greggio che sarebbe stato caratterizzato non solo da un aumento del prezzo al barile, ma anche dall’accumulo del surplus di produzione in stock piuttosto consistenti. In realta’, nel corso di questi sei mesi, il prezzo al barile e’ si’ aumentato ma il surplus di produzione del petrolio e’ cresciuto seguendo dei ritmi diversi da quelli previsti. Infatti, le stime condotte dagli esperti indicavano un aumento del surplus pari a 1.5 milioni di barili al giorno, mentre attualmente si registra una crescita pari solo a 0.8 mb/d. Questo dato permette di fare luce sull’andamento della domanda e dell’offerta nel mercato internazionale del greggio, producendo nuove aspettative per i prossimi mesi del 2016. In particolare, quello a cui si e’ assistito in questa prima meta’ dell’anno e’ la crescita significativa della domanda, accompagnata da un significativo taglio all’offerta di petrolio, dovuto ad una serie di eventi che hanno rallentato la produzione sia nei paesi OPEC che in quelli esterni all’organizzazione dei paesi esportatori. Questa situazione, assieme alla diminuzione di produzione dovuta al crollo dei prezzi dell’ultimo anno, ha fatto si’ che il surplus di produzione non crescesse ai ritmi previsti, proponendo agli analisti uno scenario diverso rispetto a quello precedentemente prospettato, che pone delle basi diverse per i mesi futuri.

In questo contesto, il mercato iracheno sembra predisporsi in maniera diversa rispetto al trand internazionale. Infatti, mentre nella maggior parte dei paesi produttori c’e’ stata una decrescita nella produzione, quindi nelle esportazioni e, conseguentemente, un guadagno decrescente, l’Iraq solo nel mese di maggio ha guadagnato 3.745 miliardi di dollari americani, con delle esportazioni pari a 3.2 milioni di barili al giorno, uno dei redditi da petrolio piu’ consistenti registrati negli ultimi otto mesi e nonostante una caduta delle esportazioni pari al 5%. Un risultato significativo considerato che un guadagno simile non veniva registrato dall’agosto del 2015, quando le entrate dovute alla vendita del petrolio si aggiravano intorno ai 3.925 bilioni di dollari. Sicuramente, un elemento che ha giocato a favore del mercato iracheno e’ stato il generale aumento del prezzo del greggio, registrato negli scorsi mesi, che ha portato a maggio la vendita di un barile a 37.753$ contro i 28.40$ e 33.38$ rispettivamente di Marzo e Aprile. Inoltre, nonostante le esportazioni siano diminuite, il tracollo e’ stato evitato anche grazie all’introduzione, gia’ dall’anno scorso, di una nuova tipologia di crudo, il Basra Heavy, che ha permesso all’Iraq di predisporre alla vendita una tipologia di petrolio piu’ pesante, introducendo cosi’ un nuovo prodotto che il mercato sembra aver apprezzato, dal momento che solo a maggio il Basra Heavy costituiva gia’ il 25.8 % delle esportazioni totali, aumentando di 3.5/4 bilioni di dollari i guadagni totali da quando e’ stato introdotto. Senza dubbio, come ha affermato lo scorso 2 giugno a Vienna il Vice Ministro del petrolio iracheno, Fayadh Nema, in un’intervista rilasciata in occasione di un incontro dei paesi dell’OPEC, ci sono ancora importanti migliorie che devono essere introdotte nel settore petrolifero, che rappresenta per l’Iraq la maggiore fonte di guadagno. In particolare, e’ necessario che le compagnie petrolifere internazionali siano incoraggiate ad investire e per permettere che cio’ avvenga e’ fondamentale che lo Stato iracheno si impegni ad investire per migliorare le infrastrutture preposte alla produzione per renderle capaci di sostenere un aumento della produzione. In questo senso, il Ministero del petrolio iracheno sta lavorando in sinergia con le compagnie petrolifere internazionali per raggiungere degli standard di produzione e di vendita che siano in grado di ridurre le spese e massimizzare i guadagni. Una strada che e’ al vaglio delle parti coinvolte e’ di da una parte allineare le remunerazioni delle compagnie al prezzo del greggio, cosicche’ ad un aumento del prezzo del greggio corrisponda un direttamente proporzionale aumento delle remunerazioni; e, dall’altra parte, di applicare una specifica equazione riguardo al calcolo del costo di ogni barile prodotto, per cui ad un risparmio sulla produzione maggiore corrispondera’ conseguentemente un guadagno maggiore. Questa soluzione e’ attualmente in attesa di essere valutata ed implementata, ma di certo non comportera’ nessuna modifica degli accordi precedentemente presi fra il Ministero e le compagnie petrolifere, cercando quindi di non influenzare negativamente le aspettative e l’andamento del mercato. Per il settore del greggio iracheno, dunque, si prospettano dei lavori di aggiustamento delle politiche di produzione e di spesa che vedranno la collaborazione del Paese con le compagnie internazionali che, in concerto, cercheranno di massimizzare i guadagni per quello che e’ ancora il settore chiave dell’intera economia irachena.

In generale, le aspettative per il prossimo semestre del 2016 del mercato internazionale del petrolio, come indicato nel report dell’IEA dello scorso 14 giugno, sembrano propendere per un ulteriore ribilanciamento del mercato, con uno stock del surplus di produzione destinato ad aumentare, anche se non in maniera particolarmente significativa. Inoltre, nello stesso documento, sono state illustrate anche le prime previsioni per il 2017. In particolare, ci si aspetta che la domanda di greggio cresca con lo stesso tasso di crescita del 2016 pari a 1.3 mb/d e una crescita dell’offerta dei paesi non-OPEC pari a 0.2 mb/d. Lo stock di greggio seguira’ una lieve crescita nella prima meta’ del 2017 per poi arrestarsi, se non addirittura diminuire, nella seconda meta’ dello stesso anno. Certamente, queste sono solo le prime considerazioni su un mercato che negli ultimi anni si sta dimostrando estremamente volubile e condizionato da una serie di circostanze che coinvolgono i paesi produttori ed esportatori i cui risvolti sono tanto imprevedibili quanto complessi.