Il 19 maggio scorso in un incontro tenutosi ad Amman fra il Ministro delle Finanze iracheno Hashyar Zebari e alcuni rappresentanti del Fondo Monetario Internazionale e’ stato finalizzato il nuovo progetto di aiuti per l’Iraq. In questo contesto, sono stati presi accordi per uno Stand By Agreement che, attraverso un’erogazione rateale di aiuti, di cui la prima parte dovrebbe essere versata prossimamente, permetterebbe all’Iraq di riequilibrare la bilancia dei pagamenti e superare la crisi finanziaria che sta attanagliando il paese. Come gia’ annunciato precedentemente, questo accordo prevede lo stanziamento di finanziamenti spalmati in un programma triennale che riuscira’ a fornire all’Iraq un ammontare totale di aiuti pari a 15 miliardi di dollari. Secondo l’accordo negoziato ad Amman, il governo iracheno ricevera’ il sostegno del FMI a patto che implementi delle importanti riforme strutturali atte a ridimensionare e rendere piu’ efficiente il settore pubblico, ripartendo piu’ equamente le risorse irachene e cercando di mettere un freno alla crescita del deficit di bilancio e del debito pubblico.
Lo Stand by Agreement finalizzato a maggio si inserisce in un quadro di aiuti che dovrebbero riportare l’Iraq ad una forma di stabilizzazione dell’economia, ancorata alle fluttuazioni del prezzo del greggio e del mercato internazionale del petrolio. Questa forma di dipendenza dai profitti derivanti dalla vendita dell’oro nero ha comportato, soprattutto negli ultimi mesi, non poche difficolta’ al sistema economico iracheno. Infatti, il crollo dei prezzi nel corso del 2015 e il riassestamento dei primi mesi del 2016 ad un prezzo inferiore ai 45$ al barile ha comportato e sta comportando una espansione del debito pubblico che, si prevede, alla fine dell’anno corrente sara’ vicino al 100% del PIL. In questo complesso contesto, l’aiuto dal Fondo Monetario Internazionale dovrebbe non solo ristabilire l’equilibrio economico interno al paese, ma anche accrescere la fiducia degli investitori internazionali che, scoraggiati dalla crisi politica-istituzionale e dai problemi di sicurezza del Paese, sono piu’ restii ad investire nel paese.
In particolare, sotto il profilo prettamente finanziario, una questione che potrebbe suscitare qualche preoccupazione riguarda la gestione delle riserve valutarie estere detenute dalla Banca Centrale irachena. In questo momento, l’istituzione bancaria sta contribuendo a pagare gli stipendi e le pensioni dei dipendenti pubblici. Per mettere in essere questo meccanismo, la Banca Centrale irachena vende dollari americani al sistema bancario pubblico, che cosi’ acquista debito pubblico. Considerando questo stato di cose, e’ possibile prevedere un deperimento delle riserve valutarie in possesso della Banca Centrale e, in particolare, l’abbassamento delle riserve di dollari americani. La prima conseguenza di questa pratica potrebbe essere una svalutazione del cambio dinaro iracheno-dollaro che potrebbe a sua volta comportare delle perdite per gli investitori internazionali che hanno deciso di investire in Iraq. Purtroppo, su queste circostanze, dati certi e da fonti accreditate sono difficilmente reperibili e questa mancanza di trasparenza frena ulteriormente tutti qegli attori economici che sarebbero eventualmente interessati ad investire in Iraq. In questo senso, in base allo Stand By Agreement il Governo iracheno fornira’ periodicamente delle relazioni riguardo la situazione valutaria e questo sara’ sicuramente un elemento a favore sia per coloro che dall’estero vorranno investire in questo Paese sia per coloro che sono gia’ attivi investitori in Iraq.
Un altro importante fattore legato al programma di aiuti concordato con il FMI riguarda i pagamenti alle compagnie petrolifere con cui l’Iraq ha accumulato un ritardo. Nel dettaglio, secondo le condizioni pattuite in fase di negoziazione, l’Iraq, per garantirsi il diritto a ricevere i finanziamenti, dovra’ pagare gli arretrati maturati con le compagnie petroliefere internazionali entro la fine del 2016. Sicuramente, le sfide che il Governo di Baghdad dovra’ affrontare per soddisfare tutte le condizioni predisposte dal FMI saranno molteplici. In primo luogo, si colloca la necessita’ di modificare l’ipianto fiscale. Infatti, nonostante le ultime due leggi di bilancio abbiano incorporato la previsione di prezzi del petrolio in discesa (fino a un prezzo medio mensile stimato in $45 nella legge per il 2016), le spese per gli stipendi ai dipendenti dei vari Ministeri e per la corresponsione delle pensioni sono in realta’ ancora calibrate ad un prezzo del petrolio pari a circa 100$, una soglia che appare estremamente lontana nelle attuali condizioni. In secondo luogo, il FMI richiede al Governo iracheno di ridurre gli stipendi degli impipegati del settore pubblico, cercando di ridurre la spesa pubblica e ristabilire l’equilibrio dell’economia interna. Infine, si e’ stabilito che il Ministero delle Finanze provveda ad effettuare dei tagli nelle spese degli altri Ministeri.